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"La poesia di Camilla Ziglia accade in sé ed è in sé compiuta, come nella migliore tradizione di un ermetismo che affonda le radici nel Novecento e supera i suoi limiti di fruibilità grazie alla forza nitida di una parola piena, vibrante. Sono versi terribili e dolci, quelli di Rivelazioni d'acqua: esondano tra ritmi e pause con naturalezza, emergono dal fondo per darsi alla luce, per dirla con Ungaretti, portando con sé un segreto, un velo capace di mimetizzare la realtà, destrutturarla, ricostruirla su piani altri: è il lago il luogo d'incontro, la sua lentezza paziente dove tutto si cala, galleggia, affonda, riemerge, in una terra di nessuno, un non luogo dove appartenersi, e pur per poco, meravigliarsi". (Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)